Le donne sono pazze per il lavoro o il lavoro le fa impazzire?
Le donne sono pazze per il lavoro o il lavoro le fa impazzire?
In occasione dell’8 marzo, Women at Business e Lenovys hanno dato voce alle donne per capire il loro punto di vista sul mondo del lavoro, con un focus sul tema della qualità di vita, del potenziale umano e dello sviluppo professionale.
Dal sondaggio – realizzato su un campione di 400 donne lavoratrici – emerge che le donne hanno le idee chiare sulle priorità, ma fanno fatica a gestire un modo di lavorare che ha cancellato completamente i confini tra vita privata e vita lavorativa, generando ricadute negative sullo stato di benessere mentale e fisico della maggior parte delle donne, tanto che anche nel fine settimana fanno fatica a ricaricarsi.
La questione della conciliazione tra vita privata e professionale, si è spostata su un piano differente, ovvero sulla persona nella sua totalità e unicità che si realizza personalmente e professionalmente superandone il conflitto.
I DATI, IN SINTESI
- Il 61% non ha tempo per le attività importanti della vita privata; 7 top manager su 10 non riescono a concentrarsi a lavoro.
- Male la comunicazione in azienda: poca chiarezza su problemi e soluzioni, troppe, e mal gestite, le email e le riunioni.
- I livelli intermedi lamentano poca correlazione tra competenze e ruoli ricoperti; Il 70% afferma che manager e colleghi non le aiutano a crescere e migliorare attraverso precisi e regolari feedback e riscontri su come stanno lavorando; Il 59% pensa che l’azienda non faccia abbastanza per lo sviluppo delle competenze.
- Solo il 24% delle donne intervistate riesce a riposare a sufficienza per iniziare bene la giornata dal punto di vista fisico e mentale. E una volta entrate in attività, tensione, irritabilità, discussioni, litigi sono una costante per 7 donne su 10.
- Le donne che lavorano prevalentemente da remoto nel 92% dei casi lamentano poca attenzione da parte dell’azienda allo stato di benessere psichico e fisico.
Modalità di lavoro obsolete e inadeguate non consentono di esprimere il potenziale delle donne
La ricerca ha analizzato diversi punti che caratterizzano l’aspetto professionale della vita delle donne: la modalità di lavoro, il potenziale umano e lo sviluppo professionale, il benessere e la qualità della vita con un focus sul lavoro da remoto che è diventato protagonista di questi ultimi anni.
Come dicono Laura Basili e Ilaria Cecchini, Co Founder di Women at Business Luciano Attolico, Ceo di Lenovys, sottolinea che “i risultati della survey dimostrano che, a dispetto delle tecnologie a disposizione, ostinarsi a usare modelli organizzativi e modalità di lavoro obsoleti e inadeguati per i tempi che stiamo vivendo, non consente a donne e aziende di esprimere tutto il loro potenziale. Ragione per cui dobbiamo sviluppare delle Lean Lifestyle Company, aziende capaci di crescere, innovare e migliorare i propri risultati e, allo stesso tempo, di aumentare la qualità di vita delle persone che vi lavorano”. |
Comunicazione da migliorare
Il 56% delle donne inizia la giornata con le idee chiare su quelle che sono le attività più importanti da svolgere prima di sera, ma il modo il lavorare durante la giornata ostacola il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Infatti, il 45% non riesce a lavorare ad alta concentrazione e non riesce a dedicarsi con regolarità alle attività più importanti.
E anche il tempo dedicato alle attività più importanti per la vita privata non è abbastanza per il 61% delle donne.
- 7 dirigenti su 10 non riescono a ritagliarsi con regolarità momenti di alta concentrazione durante le giornate di lavoro
- Dirigenti (6 su 10) e libere professioniste (7 su 10) sono più insoddisfatte delle altre categorie per il tempo dedicato alle attività più importanti
La comunicazione in azienda è un punto dolente per il 74% che lamenta poca chiarezza, e lentezza dello scambio di informazioni tra reparti volto al raggiungimento degli obiettivi. E il 61% delle rispondenti dichiara di avere difficoltà a comprendere cosa sta accadendo, quali sono le performance, i problemi principali e chi sta facendo cosa per risolverli.
Male anche la gestione di e-mail e riunioni: Il 78% ammette che i meeting non sono molto utili e produttivi, mentre e-mail e sistemi di messaggistica istantanea sono gestiti in modo inefficace per 7 donne su 10.
Il feedback questo sconosciuto
- Il 70% delle donne lamenta che manager e colleghi non le aiutano a crescere e migliorare attraverso precisi e regolari feedback e riscontri su come stanno lavorando.
- Il 59% pensa che l’azienda non faccia abbastanza per lo sviluppo delle competenze.
Concretezza, risolutezza e flessibilità nel raggiungere gli obiettivi non sono il metro di valutazione, piuttosto si conteggia il tempo passato in ufficio: solo il 29% delle donne dichiara di lavorare in aziende in cui si è giudicate in base ai risultati e non al numero di ore lavorate.
Con la crescita delle aziende aumenta la poca attenzione alla flessibilità e all’orientamento ai risultati, a favore invece di una valutazione positiva del lavoro intenso e prolungato nella giornata fino a tardi (74% delle grandi aziende).
Benessere e qualità di vita: le aziende possono fare di più
Solo il 24% delle donne intervistate riesce a riposare a sufficienza per iniziare bene la giornata dal punto di vista fisico e mentale. E una volta entrate in attività, tensione, irritabilità, discussioni, litigi sono una costante per 7 donne su 10. Tanto che la sera si fa fatica ad addormentarsi serenamente e solo l’11% riesce a non sentirsi affaticata o assonata.
E nel tempo libero il lavoro continua a pesare sullo stato mentale delle donne: il 57% dichiara di non staccare la spina.
Sport e attività fisica aiutano le donne a ritrovare benessere fisico e mentale, ma solo il 25% riesce a farlo con regolarità ogni settimana. E le aziende cosa fanno? Poco, molto poco: solo il 18% delle aziende, secondo le rispondenti, presta attenzione allo stato mentale delle dipendenti, al loro senso di frustrazione, stress o sovraffaticamento. Ancora meno, il 10%, incentiva la forma fisica e offre agevolazioni/opportunità per prendersi cura del proprio corpo.
- Nelle aziende in cui non si utilizza il lavoro da remoto, il 96% non incentiva la forma fisica
Lavoro da remoto: opportunità e benefici da cogliere
Il 59% delle donne intervistate ha dichiarato di aver lavorato da casa negli ultimi 2 mesi. Il 51% l’ha fatto al massimo per 1 giorno lavorativo. Il 15% più di 5 giorni alla settimana.
- Chi fa più giorni di lavoro da remoto riesce a dedicare tempo alla forma fisica (il 44% di chi dichiara di lavorare più di 5 giorni da casa);
- Chi lavora più giorni alla settimana da casa riesce a lavorare con maggiore concentrazione, senza interruzioni, un problema che invece lamenta il 48% delle donne che lavora in media un solo giorno alla settimana da casa;
- Le donne che lavorano prevalentemente da remoto nel 92% dei casi lamentano poca attenzione da parte dell’azienda allo stato di benessere psichico e fisico;
- 2 giorni a casa: è questo il mix ideale per ottenere un buon work-life balance.
Il ruolo delle aziende per migliorare il modo di lavorare delle donne
Il commento conclusivo di Luciano Attolico, Ceo di Lenovys: “Molte aziende non hanno ancora progettato e implementato nuove regole e nuovi processi per rendere efficace il lavoro da remoto e allo stesso tempo c’è molta strada da fare per sviluppare competenze di auto-organizzazione per ridurre al minimo le attività inutili, incrementare la produttività e ritrovare energia. |
Il modo di lavorare era già critico in partenza, ma la pandemia ha peggiorato la situazione, con una perdita spesso inconsapevole del controllo del tempo. Riunioni progettate e gestite male, utilizzo inefficiente delle email, scarsa comunicazione tra funzioni aziendali, mancanza di routine di allineamento e condivisione delle informazioni, conducono le donne ad accumulare stress e perdite di produttività.
Le aziende devono e possono intraprendere specifici percorsi di sviluppo per non lasciare all’improvvisazione cambiamenti così impattanti sulle modalità di lavorare e di fare impresa, e sulle prestazioni e sul benessere individuale e sociale”.