Flessibilità e cambiamento

Flessibilità e cambiamento

Flessibilità e cambiamento

Flessibilità e cambiamento

 

La flessibilità è il vero valore fattore di cambiamento.

Abbiamo la possibilità di ripartire dalle nostre competenze, dal nostro essere pratiche, capaci di decisioni rapide e responsabili da sempre per noi e per qualcun altro.Mi chiedo spesso che cosa ci aspetti ora, in questo percorso di crescita sociale ed affrancamento da tanti luoghi comuni e cliché che nel tempo ci sono stati affibbiati. Francamente è sempre difficile anticipare il futuro, ma una cosa mi sembra la stella polare: la ricerca di un futuro che sia più libero, cioè più simile al nostro essere.Dal punto di vista del lavoro e della carriera una delle prime e più importanti declinazioni è certamente quella della flessibilità. Se ne parla tanto e diversi studi evidenziano gli effetti possibili sia sui lavoratori che sulle aziende.

“these flexible policies won’t just benefit women, but they will also benefit employers who are looking to recruit and retain the best talent.”*

[Julie Kratz, economists from Northwestern University, the University of California San Diego and the University of Mannheim]

Sì, perchè alla fine le ripercussioni, ma prima ancora il necessario passo di consapevolezza deve essere da due parti.

Per noi donne, nel capire che le carriere, il bilanciamento del tempo, il poterci dividere senza sensi di colpa ma anche senza penalizzazioni tra carriera, lavoro e famiglia, affetti, rapporti non è un errore, non è impossibile, ed anzi può e deve essere un punto importante di arricchimento, di apprendimento e formazione. Ed è anche più consono a come siamo!

Senza dover citare Virgilio che di Didone (e di noi donne) dice “varium et mutabile semper foemina”, le carriere lineari dentro un’azienda non aiutano questa nostra natura. O almeno a me hanno sempre comportato una dose di fatica importante, di cui spesso mi sono chiesta a chi o a cosa fosse utile.

Noi donne siamo più concrete ma anche più divaganti, più varie, e per tenerci ingaggiate, per sfruttare al meglio le nostre capacità e potenzialità le aziende ci dovrebbero trattare per quello che siamo. 

E qui veniamo al secondo attore di questo cambiamento di consapevolezza. Le aziende. Che spesso per “ingegneria” o per inerzia vogliono donne-soldatino. Incanalate in percorsi, ruoli e competenze non solo maschili, ma idealizzate. Se le aziende sapranno aprire al diverso, all’altro, chiedendo più competenze e meno “intruppamento”, più competenze e meno “politica” ne trarranno molto vantaggio.

Credo sia questa una delle battaglie più importanti.

E grazie a Women at Business. Da Virgilio al 21 secolo. Noi vogliamo esserci.

 

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